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esser da una potentissima congiura, che scopri ordirsegli contro, oppresso, sei giorni sono incognito si fuggi di Lesbo, e ritornò in Parnaso a viver vita privata. Plinio nipote, che, come i virtuosi tutti sanno, sempre è stato il piú caro amico che giammai abbia avuto Tacito, fu il primo che andò a visitarlo; il quale con libertá romana gravemente riprese l’amico suo, che altrui avendo date regole certissime di ben governar gli stati, nel suo principato poi di Lesbo avesse fatta riuscita tanto infelice. Riferisce lo stesso Plinio che Cornelio li rispose queste formali parole : — Il cielo, Plinio mio, tanto non è lontano dalla terra, e di colore la neve tanto non è dissimile dai carboni, quanto lontana e dissimile è la pratica dell’ imperare dalla teorica di scriver bei precetti politici e ottime regole della ragion di stato. Percioché quella sentenza che ih persona di Galba insegnai a Pisone, la quale tanto onore mi ha fatto appresso le genti, che è riputata un responso dell’oracolo, e che agl’ ignoranti par che con facilitá grande possa porsi in atto pratico, nell’usarla a me è riuscita infelicissima; mercé che troppo grande è la metamorfosi che si fa, quando altri di privato diventa prencipe. E sappi, Plinio, che molte cose come difetti grandi e vizi aperti gli uomini privati detestano e odiano nei prencipi, che sono virtudi e perfezioni esquisite. Questo ti dico, perché subito che fui eletto prencipe di Lesbo, sicurissima deliberazione feci nell’animo mio di voler nella navigazione del mio principato governarmi con la scorta della sicura tramontana della sentenza che ti ho detto; e però con diligenza esquisita mi informai di tutte le azioni del mio antecessore, con fermo proposito d’ imitarlo in quelle ch’erano state lodate, fuggirlo in quelle ch’erano state biasimate. Conobbi ch’egli gravemente aveva disgustato il senato con la soverchia autoritá che si aveva arrogata, con la quale talmente a sé aveva tirati i negozi di tutti i magistrati, che ad essi poco altro era avanzato che il nudo nome: m’avvidi ch’egli molto era stato odiato per lo poco conto ch’egli avea tenuto della nobiltá e per aver voluto che le faccende tutte dello stato dipendessero da lui: e conobbi ancora che con l’austero suo modo di vivere, col quale parea che piú tosto avesse voluto governar lo stato di Lesbo con