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sibile che poema alcuno avesse la sua perfezione: ma che solo per altrui facilitar l’arte del poetare avea mostrata la strada che lodevolmente avevano camminata i piú famosi poeti; ch’egli solo avea commesso l’errore, del quale a Sua Maestá chiedeva umilissimo perdono, che molto tempo prima essendosi avveduto che gl’ ignoranti quelle sue osservazioni interpretavano regole e precetti irrefragabili, perché quell’errore gli accresceva onore e riputazione, accecato da quell’ambizione che ad ognuno toglie il vedere, era caduto nel disordine di dar cosi grave disgusto a Sua Maestá ; e che confessava che senza osservar que’ suoi precetti e il modo ch’egli aveva mostrato, gl’ ingegni elevati dei poeti potevano compor poemi di tanta assoluta perfezione, ch’altrui avrebbono potuto servir poi per regole e leggi degne di essere osservate: e che delle cose ch’egli aveva detto, chiarissimo testimonio ne rendeva al mondo tutto la Politica pubblicata da lui, la quale, in comparazione dell’arrabbiata e stirata ragion di stato che ne’ tempi presenti usavano molti, era una mera buffoneria.