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che in tanta copia di successori che nacquero di Ottavia maggior sorella e di Giulia figliuola di Augusto, niuno ve ne fosse che di veleno, di ferro, di fame o d’altra miserabil morte non avesse fornita la sua vita. A tanto cordoglio di Cesare si aggiunse il dolor intenso, la rabbia canina che Tassali, quando vide che T imperio romano, con carico tanto grande della sua riputazione e con lo spargimento di tutto il suo sangue acquistato da lui, dopo la morte di Augusto passasse in quella efferata e immane famiglia de’ Claudi, la quale con ferina crudeltá perseguitò il sangue de’ Giuli, da’ quali aveva ricevuta l’ereditá di cosi famoso imperio. Né minore dell’afflizion di Cesare fu la compunzion grande che a ognuno diede quello spettacolo veramente miserabile; perché nell’animo di ognuno si rinovellò l’ordinaria calamitá de’ tiranni di non solo non poter fuggire T inevitabil giudicio divino di fondar la nuova tirannide con la violente morte loro, ma che Iddio, nel punir le sceleratezze degli uomini ambiziosi sempre severissimo, voleva che il sangue di colui che aveva ardito eccesso tanto scelerato, lungo tempo non godesse la signoria di Stato acquistato con tanta infamia: quale con la sua divina mano ben presto dava in poter di famiglia tale, che per necessario termine di buona politica essendo forzata di estinguere il sangue tutto del primo tiranno, faceva le pubbliche vendette della libertá soggiogata. Oltreché calamitá, la quale né anco gli occhi de’ piú crudeli uomini di quel teatro poterono riguardare né i cuori de’ piú ambiziosi soffrir di vedere, fu che le tirannidi tutte si fondino con la macerie di tante morti violenti, con la calce di tante scelerate ingiustizie, con l’arena di tante orribilissime crudeltadi, con l’acqua di ampissimi laghi di sangue umano. Mentre i virtuosi, per l’orrendo spettacolo che vedevano, lacrimavano tutti, Apollo, con voce cosi spaventevole che atterri ognuno: — Specchiatevi, — disse, — ambiziosi tiranni, che tanto siete stati bramosi della dominazione. Questi che qui avete avanti gli occhi, sono i fini de’ superbi pensieri vostri; in queste tragedie infelicissime finalmente termina l’avarizia e la sete immoderata che i vostri pari hanno di dominare, e a queste grandezze che vedete conducono le famiglie