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ANNOTAZIONI

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da Dio, dator di ogni bene. — Fu la risoluzione de’ giudici, che gli accusatori fossero sbanditi di Parnaso e fossero condennati a’ luoghi disonesti e puzzolenti gli scritti loro, per dar esempio a quei temerari, che ardivano di biasimar quegli uomini, che faceano opere, che aveano certa apparenza di bene; poiché dai scritti pubblici altrui, non dalla vita e costumi privati e secreti, deve altri esser giudicato, per non far giudizio falso del suo prossimo».

Ragguaglio XVI. — Negli Appunti di P (c. T32 v.) è notato: « Gli ortolani furono in Parnaso » .

Ragguaglio XVII. — È in P, in copia con correzioni autografe, al n. 91. Minime varianti, fra cui (56 26 ): «ma regularmente bugiardissima nelle donne». Nell’indice autografo della c. 235 s’intitola: «Donne per conoscer un uomo non hanno bisogno di sale ».

Ragguaglio XVIII. — 57! L’antico paese degli Ircani, a sud del Caspio, era allora occupato dagli Ottomani; il «tiranno» cui si allude potrebbe essere il Gran Turco. Una insulsa critica a questo ragguaglio fu dettata dal milanese Diego Cacciatore, che pubblicò una sua Censura al Ragguaglio diciotto di Traiano Boccalini, dedicata all’illustrissimo «signor D. Pietro Isimbaldi, marchese del Cairo, questore del magistrato ordinario e consigliere nell’eccelso Consiglio segreto dello Stato di Milano » (In Milano, MDCLI, per Ludovico Monza). Nell’opuscolo, pur lodando il Boccalini come «ingegno vivace e trascendente», il Cacciatore sostiene aver egli talora «preso de’ granchi», come appunto nel presente ragguaglio, in cui ardi sostenere che gli ambasciatori non sono inviolabili e che è lecito uccidere il tiranno.

Ragguaglio XXIII. — È in P in copia al n. 35. Manca tutta la descrizione dell’ingresso del Lipsio (67-71 10 ); la prima stesura del Ms. comincia: «Giusto Lipsio, quel famoso Flamenco che in tanto onore fu ammesso l’altro giorno in Parnaso e che fermamente si credeva che dovesse mostrarsi svisceratissimo parziale di Cornelio Tacito, li scritti del quale l’avevan fatto celebre presso tutti li letterati, non cosi tosto fu giunto in Parnaso, che diede una crudelissima querela contro Tacito, accusandolo di empio, obbligatosi alla pena del taglione se egli non lo provava ». Segue