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RAGGUAGLIO XCVIII

Dante Alighieri, da alcuni virtuosi travestiti di notte essendo assaltato nella sua villa e maltrattato, dal gran Ronzardo francese vien soccorso e liberato.

Mentre il famosissimo Dante Alighieri si trovava l’altro giorno in un suo casino di villa, che in un luogo molto solitario si ha fabbricato per poetare, alcuni letterati ascosamente gli entrarono in casa: ove non solo lo fecero prigione, ma avendogli posti i pugnali nella gola e appuntati gli archibugi nei fianchi, gli minacciarono la morte s’egli non rivelava loro il vero titolo del suo poema, se veramente lo chiamò commedia, tragicommedia o poema eroico. E perché Dante sempre rispose che que’ loro non erano termini degni di un suo pari, ma che in Parnaso gli facessero simil domanda, ché loro avrebbe data ogni soddisfazione, que’ letterati, per aver la risposta che desideravano, lo maltrattarono di busse. E perché nemmeno con questa insolenza poterono ottener l’ intento loro, la temeritá di quegli uomini arrivò tant’oltre, che avendo pigliata la girella che videro al pozzo, e quella avendo accommodata ad una trave della casa, se ne servirono per dar la fune al misero Dante : il quale fortemente vociferando ch’era assassinato, ad alta voce chiedeva aiuto; e cosi grandi furono le strida, ch’elleno furono udite dal gran Ronzardo, prencipe de’ poeti franzesi, il quale non molto lontana da quella di Dante aveva la sua villa. Questo generoso franzese si armò subito e ratto corse al rumore; onde que’ letterati, temendo che con Ronzardo fossero altre genti, se ne fuggirono: ma non penò cosi presto, che da quel francese non fossero stati veduti e riconosciuti. Dante da Ronzardo fu disciolto, rivestito e condotto in Parnaso: dove essendosi sparsa la nuova di cosi brutta azione, Apollo ne senti intimo