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RAGGUAGLI DI PARNASO

RAGGUAGLIO XCII

Apollo fa precetto a’ pastori dell’Arcadia che per l’avvenire non debbine) piú ingrassar porci; e strettamente pregato per la rivocazione, non vuol concederla.

Per lettere delli diciotto del corrente che si sono ricevute dall’Arcadia, si è avuto avviso certo del precetto fatto di ordine di Sua Maestá a Titiro, a Coridone, a Menalca, a Melibeo e agli altri pastori di quella provincia, che sotto pene gravissime non ardischino per l’avvenire tener piú porci per ingrassarli. Cosi gran disturbo all’universale di que’ luoghi ha dato cosi fatta novitá, che questa mattina a nome di tutti i pastori della deliziosa e fecondissima Arcadia sono comparsi avanti la maestá di Apollo Montano e Damone, principalissimi tra i pastori di quella provincia. Questi umilissimamente hanno supplicato Sua Maestá a non privarli della delizia del lor pan unto e della commoditá di quella carne porcina, con la quale lautamente pascono le famiglie loro. A questi rispose Apollo ch’egli altrettanto sopra la nobiltá cordialmente amava gli agricoltori della terra, i pastori degli armenti, quanto l’amor de’ prencipi piú meritano gli uomini fruttuosi dei vagabondi, gli utili dei dannosi, ma che per rispetti e fini molto grandi avendo egli pubblicato l’editto, non voleva rivocarlo : mercé che dal costume utilissimo de’ villani d’ ingrassare i porci l’autunno per ammazzarli poi il verno, l’avarizia gentilominesca aveva imparato un esecrando precetto politico.