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appresso apertamente disse che i prencipi che acremente non tenevano la protezione dei loro officiali, e che erano amici di quei memoriali che dalla schiuma dei piu ribaldi e maligni uomini che abbino le province venivano dati loro contro, non meritavano di esser serviti da ministri onorati. Allora, perché la visita tutta rivolse gli occhi verso il duca di Urbino Guidobaldo dalla Rovere, ad ognuno si rinovellò nella memoria Tottimo governo che il serenissimo suo figliuolo Francesco Maria usa nel suo stato, nel quale infelici sono fatti quegli officiali che neH’amministrazione della giustizia non tengono la bilancia diritta, miserabili quelli che fuor di ragione li perseguitano.

Appresso poi Cornelio Tacito, alcune settimane prima carcerato per querela datagli dai piú famosi filosofi di questo stato, si presentò avanti Apollo; e il giudice della causa riferi ch’egli era stato accusato di bruttamente avere sparlato della sacrosanta povertá, poiché ne’ suoi Annali non aveva dubitato di chiamarla « summttm malormn » (!). E Diogene cinico, che apertamente gT instigava contro, disse ad Apollo che chiaramente scorgendosi che gli uomini commodi de’ beni di fortuna in sommo orrore avevano il sudare e il vegliare per apprender le buone lettere, ad ognuno faceva noto il vero fondamento delle scienze tutte esser la povertá, la quale non senza l’ultima calamitá delle arti liberali altrui poteva venire in odio. Dopo Diogene il fiscal Bossio fece instanza che il delitto di Tacito essendo notorio, si procedesse alla condennagione. E Apollo decretò che prima Tacito abiurasse le parole che aveva dette, e che poi per quattro anni nel sasso Serifo fosse rilegato. Allora Tacito, col genio suo tanto vivace e con la solita sua libertá di lingua: — Io, sire — disse, — non so come possa essermi comandato che io lodi la povertá, quando questi giudici che devono giudicar me, cosi la stimano vergognosa, che non hanno dubitato di porla tra i veri indizi della tortura: cosa che fatta non avrebbono, quando in un uomo povero de’ beni dj fortuna fosse stato possibile trovarsi la vera ricchezza della bontá dell’animo sincero. — Tal

(i) Tacito, libro XIV degli Annali.