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RAGGUAGLIO LXXXIV

I maggiori letterati di Parnaso ad Apollo chiedono che Tacito rifaccia i libri che ne’ suoi Annali e nelle sue Istorie si sono perduti.

Ieri i piú principali letterati di questo stato di Parnaso si congregarono nel pubblico ginnasio, e dopo aver avuto insieme lungo ragionamento, concordemente si presentarono avanti la maestá di Apollo, al quale Pietro Vittorio, gran letterato fiorentino, a nome di tutti disse che que’ virtuosi che Sua Maestá vedeva, umilissimamente lo supplicavano di una grazia, la piú favorita che giammai avesse potuto concedere a’ suoi letterati ; i quali con amarissime lacrime continuamente piangendo l’ infelice perdita che le buone lettere hanno fatto della maggior parte degli Annali e delle Istorie del padre della prudenza umana e del vero inventor della moderna politica, Cornelio Tacito, umilissimamente lo scongiuravano a comandar a quell’uomo tanto eccellente, che risarcisse i danni che l’ ingiuria de’ tempi avea fatti alla sua riputazione e alla pubblica utilitá de’ virtuosi, rifacendo tutto quello che oggi manca in quelle eccellentissime fatiche. A questa domanda, la qual tutta pareva virtuosa, contro quello che ognuno averebbe creduto, la maestá di Apollo tutta si raccapricciò; onde con apparente alterazione di animo cosi rispose: — O miei ignoranti letterati, adunque non vi pare che i prencipi del mondo pur troppo sieno buoni statisti, che maggiori dottori li desiderate in quella scienza, nella quale, per vostra ultima miseria, solo peccano nel saperne troppo ? poiché alcuni di essi con la pratica di una veramente diabolica e infernale ragion di stato chiaramente si vede che hanno posto in ultima confusione le cose sacre e le profane. Dunque le comuni miserie di tanti scandali che per l’acerbo e molto stirato governo di alcuni prencipi si veggono nascer al mondo, non vi hanno ancora tanto aperti gli occhi, che conosciate che la moderna politica, tutta farina del vostro tanto diletto Tacito, a guisa