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i paladini francesi, italiani, e di altre nazioni, Orlando, Rinaldo, Gradasso, Sacripante e altri molti; i quali si portarono con tanta coraggiositá, che ad ognuno fecero conoscere che nello scriver i fatti loro d’arme l’Ariosti era stato scarso. Il terzo giorno comparvero in campo il Caro, il Molza, il Sanga e altri forbitissimi cortigiani, i quali animosamente sfidarono a battaglia que’ generosi campioni ; e perché questi sdegnarono di cimentarsi con gente che menava la sua vita lontana dalla professione delle armi, rifiutarono l’ invito : onde que’ cortigiani per un pubblico trombetta di nuovo raddoppiarono le disfide, le quali da que’ paladini pur furono schernite ; il che veduto da que’ cortigiani, fecero la terza disfida: la quale perché nemmeno veniva accettata, i virtuosi tutti spettatori a que’ prodi cavalieri fecero una vergognosa fischiata: onde Apollo per quello smacco fatto a que’ paladini, cantati da poeti tanto segnalati, grandemente essendosi alterato, comandò loro che arrestassero le lance e che rintuzzassero il soverchio ardire di que’ cortigiani. Allora subito ubbidirono que’ campioni ; e fu cosa portentosa il vedere che quei forbitissimi cortigiani con una bugia calzante, con un mal officio fatto a tempo scavalcavano qualsivoglia paladino, ancor che avesse l’armi affiatate. Allora le coraggiosissime Bradamante e Marfisa, per lo disonore di que’ tanto famosi paladini arrabbiando di sdegno, affine di ricoverare la riputazion loro militare cosi bruttamente perduta, con furor piú che virile arrestarono le lance, e contro quei cortigiani spinsero i loro destrieri. Ma amendue, incontrate da grossi borsoni di scudi, slargarono le gambe, abbandonarono la sella e supine caddero nel prato. Per opere dunque tanto segnalate il premio della giostra fu consegnato a’ cortigiani, poiché non con le lance e con gli stocchi, ma con le sole nude parole con tanta eccellente maestria sapevano levar di sella e tagliar le gambe alle persone.

T. Boccalini, Ragguagli di Rat-naso - 1.

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