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di Dio e della loro riputazione, è aperta malignitá, spalancato giudicio temerario. Però son di parere che di ciascheduno mestiere si chiamino qui quattro soggetti di conosciuta bontá e valore, e che ognuno riformi l’arte sua; perché quando il calzolaio giudicherá le scarpe e le pianelle, il sarto i vestiti, gli speziali gl’ impiastri e i cerotti, i pizz.icaruoli i lardi e i salami, e ognuno correggerá il suo mestiere, pubblicaremo al mondo una riforma degna di noi e de’ presenti bisogni. —

Ancor che da Pittaco e da Chilone sommamente fosse lodato il parer di Seneca, e che, vedendo gli altri filosofi, esser di contraria opinione, dicessero che si protestavano avanti Dio e gli uomini che per riformar i vizi del genere umano non era possibile servirsi di altro consiglio migliore di quello che avea ricordato Seneca, gli altri filosofi nondimeno della congregazione piú dello stesso spropositato parer di Catone l’ebbono in tanto orrore, che con indignazion grande gli dissero che fortemente rimanevano maravigliati e scandalizzati di lui, che con voler nel numero loro ammettere altri riformatori, cosi poco onore avesse fatto alla maestá di Apollo, che mirabili, non che sufficienti, gli aveva stimati per quel negozio. Che non era saggio consiglio cominciar la riforma generale del mondo dalla vergogna propria; perché tutte le risoluzioni che scemano il credito di chi le pubblica, mancano di quella riputazione che era l’anima che dava il ben essere a tutti i negozi: e che la giurisdizione, materia piú gelosa dell’onor delle mogli, da un suo pari che facea professione di essere il protosavio degli scrittori latini, non doveva esser trattata con tanta prodigalitá : e che i piú saggi consentivano tutti che venti libbre di sangue cavato dalla miglior vena della vita era ben impiegato per difendere o per acquistare una sola uncia di giurisdizione: e che colui che si trovava aver la spada in mano per lo manico e che la dava al nemico per doverla ricever poi da lui per la punta, pativa di quella infermitá che si cura coll’elleboro.

Straordinaria afflizione di animo i signori tutti della congregazione sentirono, quando, dopo la rifiutazione del parer di Seneca, videro il negozio della riforma affatto precipitato; perché