Pagina:Boccalini, Traiano – Ragguagli di Parnaso e scritti minori, Vol. I, 1948 – BEIC 1771083.djvu/262

RAGGUAGLIO LXXVII

Generale riforma dell’universo dai sette savi della Grecia e da altri letterati pubblicata di ordine di Apollo.

Il gran compilatore dei Digesti e del Codice, Giustiniano imperadore, alcuni giorni sono ad Apollo mostrò una nuova legge, perché da Sua Maestá ella fosse approvata, nella quale strettamente agli uomini si proibiva il poter incrudelire contro loro stessi con l’ammazzarsi. In tanto orrore ebbe Apollo cosi fatta legge, che con un sospiro, che gli usci dall’ intimo del cuore : — Dunque — disse, — o Giustiniano, il buon governo del genere umano in tanto disordine è precipitato, che gli uomini, per piú non vivere, volontariamente vogliono morire? E dove finora ho salariati infiniti filosofi morali, solo affine che con la voce e con gli scritti loro altrui somministrino concetti che men spaventevole faccino parer la morte, le cose ora a tanta calamitá si sono ridotte, che quelli medesimi ora piú non vogliono vivere, che prima non sapevano accommodarsi a ben morire? E io in tanti disordini de’ miei letterati supinamente dormo ? — A queste parole rispose Giustiniano che la legge era necessaria, e che, molti casi essendo seguiti di morti violente che gli uomini disperati da essi stessi si erano date, di peggio dovea temersi, se tosto a tanto disordine con opportuno rimedio non si provedeva. Allora Apollo diligentissima informazione pigliò del modo del vivere che si teneva nell’universo; e trovò ch’egli ne’ mali costumi tanto si era depravato, che molto all’ ingrosso altri vi rimetteva del suo capitale a piú camparci. Questi disordini posero Sua Maestá in aperta necessitá di quanto prima rimediarvi, di maniera tale che fece ferma risoluzione di crear una congregazione de’ piú segnalati personaggi nella prudenza e nella bontá della vita che si trovassero in tutti i suoi Stati. Ma nello stesso principio di negozio tanto grave trovò difficultadi insuperabili; perché essendo venuto all’atto di far la scelta de’ soggetti, tra tanti filosofi morali, e tra il numero, si può dir infinito, dei virtuosi, pur