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soverchia pretensione di quell’uomo arrogante e per sostener la riputazione del nome latino tant’offeso, poco mancò che non facessero superchiaria contro lui. Ma Orazio venosino, volendo che quella questione alla cavalleresca si diffinisse da onorato letterato, addolci gli animi de’ poeti latini giá infelloniti ; e disse al Berni che di tutto quello ch’egli avea detto in pregiudicio dell’onore di Giovenale, mentiva, e che malamente avea sparlato di un poeta al quale egli non era degno di temperar le penne, e che a nome di Giovenale accettava la disfida: che però il primo giorno con le sue ottave e co’ suoi terzetti comparisse nel campo di Bellona, nel quale Giovenale co’ versi eroici in mano gli avrebbe reso buon conto di sé. E questo detto, il Berni, accompagnato da’ suoi poeti, andò ad armarsi, e Orazio in molta fretta corse a ritrovar Giovenale, al quale raccontò tutto quello che tra lui e l’Aretino era seguito. Giovenale, attonito e sbigottito per la novitá del caso, per buon spazio di tempo stette sospeso sopra di sé; poi cosi disse: — Orazio, se a nome mio hai accettata la disfida del Berni, ciméntati tu con esso lui, perché io non ho cuore di stargli a petto. Tra i poeti latini io non stimo barba d’uomo, né terqo un fico settanta Zoili : ma de’ poeti satirici italiani tremo solo a sentirli nominare. — Allora Orazio, vedendo cosi malamente precipitata la propria e la riputazione di tutti i poeti latini, fece cuore a Giovenale, e li disse che volesse ricordarsi ch’egli era il prencipe de’ poeti satirici, e che un suo pari, che avea meritata la somma felicitá de’ commentatori, tanto ambita da’ virtuosi poeti, non dovea sgomentarsi della dicacitá del Berni; e che non si dava proporzione alcuna tra l’arma poderosa del verso eroico, tra l’eccellenza della lama della lingua latina, e il languido verso italiano fatto a caso e cosi fattamente obbligato alla dura catena della rima, che da lei i poeti italiani avendo legate le mani, non potevano menare i colpi diritti e dove voleva e ricercava il bisogno: come altrui chiaro testimonio ne rendeva Gl Mauro, che nella pericolosissima questione ch’egli ebbe, quando, stando a lavorare in un campo di fave, fu assalito da un suo nemico, allora che volle tirargli una mortale stoccata nella pancia, la rima lo forzò a dargli nella