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2 IO

RAGGUAGLI DI PARNASO

RAGGUAGLIO LIX

Un letterato chiede ad Apollo l’arte da far buona memoria, ed è schernito da Sua Maestá.

Nell’audienza di giovedí passato avanti Apollo si presentò uno assai ben spelato letteratuccio ; il qual disse a Sua Maestá ch’egli per le poche lettere che si trovava avere, non ardiva comparir ne’ pubblici ginnasi, e che la sua debolezza nelle scienze nasceva dalla meno che mediocre memoria che gli aveva dato la natura, poche cose ricordandosi delle molte ch’egli studiava : e che, ardendo di una inestinguibil sete delle buone lettere, umilissimamente gli chiedeva qualche rimedio, col quale avesse potuto far acquisto di quella profonda e tenace memoria, che hanno quei gran letterati che si ricordano di tutte le cose che leggono : e che sopra tutto gratissimo li sarebbe stato il dono della memoria locale, la quale aveva udito dire che straordinario onore faceva a quelli che la possedevano. A costui rispose Apollo che dagli uomini innamorati delle scienze l’eccellente memoria s’acquistava con la perpetua lezione de’ libri, e che la memoria locale era cosa da cantimbanco e da quei letterati dozzinali che si pascono d’ostentazione e d’una certa boria di parer quelli che non sono: non da saldi e ben fondati letterati, appresso i quali ella affatto è ridicola, solo servendo per far stupire il vii popolaccio, il quale, quando alla mente ode recitar le carte intiere d’un autore, ancor che elleno non faccino a proposito di quello perché si recitano, grandemente trasecola. Replicò quel letterato che, poiché cosi era, egli desiderava migliorar la sua memoria coi soli rimedi ordinari. A questo rispose Apollo che non sapeva che con altro piú prestante medicamento la memoria degli uomini si potesse ridurre a perfezione, che col perpetuo studio : col quale 1’assicurava che averebbe conseguito tutto l’ intento suo. Soggiunse allora il letterato ch’egli si era chiarito che nemmeno lo studio assiduo, ch’egli usava, rendeva buona la sua memoria: