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occhi le avrebbono tagliati i suoi figliuoli, s’ella non consegnava loro la ròcca nelle mani; e ch’ella per quelle orrende minacce in tanto non si spaventò punto, che anzi, alzatesi le vesti e loro mostrando le parti vergognose, disse che de’ suoi figliuoli facessero a voglia loro, che a lei rimaneva la stampa di rifarne degli altri. Per la qual risoluzione, che dagli istorici tutti sommamente veniva commendata e celebrata, chiedeva che in Parnaso le fosse consegnato quel luogo che Sua Maestá avesse giudicato convenirsele. Molto vari furono i pareri de’ giudici in questa domanda, percioché ad alcuni atto di sfacciatezza e di brutta impudicizia parve quello che cosi nobil signora aveva raccontato. Ma Apollo, che giudicò che il sempre contenersi entro i termini della modestia fosse obbligo delle donne private, disse che le principesse nate di alto sangue, negli accidenti gravi che occorrevano loro, erano obbligate mostrar virilitá. Non deve esser passato con silenzio il voto che in questa causa diede Cino da Pistoia; il qual disse che ben degno di esser veduto da ognuno era quel luogo donde era uscito il famoso campione Giovan de’ Medici, padre di quel gran Cosimo che, essendo stato felicissimo fondatore della floridissima monarchia toscana, dalla quale ora l’ Italia riceve splendore e ornamento singolare, per tutti i secoli che verranno ha meritato fama gloriosa e immortale.

Ottenuto che ebbe Caterina Sforza la grazia che chieduto avea, ad Apollo si accostò un notaio di corte; il quale fece saper a Sua Maestá che pochi giorni prima all’altra vita essendo passata la fenice delle scienze, l’unico ornamento delle virtudi, Giovan Pico conte della Mirandola, nel suo testamento avea lasciato un legato di sessanta mila scudi, da esser spesi in un’opera pia a voto di Sua Maestá. Apollo, udito che ebbe l’avviso, incontanente comandò che di quel danaro fosse fabbricato uno spedale degl’ incurabili, dove con ogni esquisita diligenza e perfetta caritá fossero curati quegl’ infermi che dal morbo dell’ambizione si trovavano oppressi : infermitá della quale quegl’ infelici che la pativano non potevano liberarsene mai.

Allora Licinio Mecenate, delizie di questo stato, la casa del quale è il sicuro porto de’ virtuosi, l’asilo dei letterati, fece