Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
60 | ninfale fiesolano |
XVIII.
Simile ancora la sua madre cara
Il domandava spesso qual cagione
Fosse della sua vita tanto amara,
Che ’l conduceva a tanta turbazione,
Dicendo: figlio, tanto m’è discara
Questa tua angoscia, che in disperazione
Io credo venir tosto, poich’io veggio
XIX.
Null’altra cosa Affrico rispondea
Se non che nulla di mal si sentia,
E la cagion di questa non sapea:
Alcuna volta pure acconsentia
Che un po’ il capo e altro gli dolea,
Perchè di più dimandarlo ristia:
Onde più volte egli era medicato,
XX.
Adunque in cotal vita dimorando
Affrico, un giorno essendo con l’armento
Del suo bestiame, e quindi oltre guardando
Sen giva in qua e in là con passo lento,
Continuo all’amante sua pensando,
Per la qual dimorava in tal tormento,
Poi una fonte vide molto bella
Appresso a lui, più chiara ch’una stella.