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(MESSER GIOVANNI DA CERTALDO)

A MAESTRO ZANOBI DA STRADA


ALL’AMICO L’AMICO



Quanto pio, e quanto santo, e quanto venerabile il nome sia dell’amicizia chi può mai degnamente spiegarlo? Non io, quand’anche
          Dato mi avesse cento bocche Iddio
               Con cento lingue, ed alto ingegno, e tutto
               Chiuso avesse Elicona in petto mio.
Ch’ella è cosa in gran parte al di là delle leggi della potentissima natura. Imperciocchè sebbene l’egregia madre di tutte le cose per ministerio de’ vincoli di sangue i corpi de’ mortali spesso congiunge, nulla di meno que’ celesti spiriti pel sagacissimo furto di Prometeo inspirati nei carceri terrestri, Ella non potrà mai insieme unire giusta l’antica maniera de’ corpi, senza l’intervenzione di questo dolcissimo nume, il quale, anche a dispetto della stessa natura, ed i Parti indomiti, ed i Geti difficili, e gli Iberi insociabili, ed i Numidi sfrenati, e gli Etiopi facili non so-