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epistola 67

d’Egitto, o il mausoleo d’Alicarnasso abbia edificato. Oimè, ch’io non mi posso tenere che io non abbia compassione allo ingannatore mio, vedendo lui, che inganna gli altri, esser così fanciullescamente ingannato! Tu nondimeno, che continuamente gli se’ innanzi, e se’ fatto partefice di tutti i suoi consigli, togli dagli occhi suoi questa nebbia, acciocchè per innanzi non tolga e non tenga quello de’ poveri, per conferirlo dove non aggiugne, nè aggiugnera dove desidera. Vana opinione e da ridere è cercare con edificii perpetua fama, Forsechè tu aspetti ragioni con le quali questa verità si solva. Se sono gittati in terra, o tranghiottiti dalla terra, perisce con l’edificio la fama dello autore, ed a questi molte cose pongono aguati: i tremuoti, gli aprimenti della terra, le saette, gli ardori del sole, le piove, i ghiacci, le radici degli alberi; e s’è gravità soprapposta, il venir meno la terra di sotto, gli odii degli uomini, e l’avarizia, e la vecchiaia non molto di lungi. A’ quali se le dette cose pure perdonano, e permettono ch’elle pur perseverino in lunghissimo tempo, periscono nondimeno i nomi di coloro che edificano, gli edificii non salvando quelli. Guarda il tempio, siccome si crede, di Venere Baiana; guarda quivi medesimo l’oratorio di Silla, guarda gli edificii per addietro grandissimi e mirabili delle Samia Giunone, di Diana Efesia e d’Apolline Delfico; cerca tra le ruine di quelli, o tra le mura mezze rose, fora i fondamenti, se tu puoi, domanda i sassi in ogni luogo tutti, non di leggiero troverai il nome del principe dell’opera di cotanta spesa. Forsechè tu troverai molti nomi