Pagina:Boccaccio - La Teseide di Giovanni Boccaccio nuovamente corretta sui testi a penna, 1831.djvu/96

78 LA TESEIDE


65


Questo ne porterò agl’infernali
     Iddii quasi contento: e se e’ fia
     Il corpo mio donato agli animali,
     Senz’altro fuoco, ciò l’alma disia:
     Però che parte degli miei gran mali
     Di qua della riviera oscura e ria,
     La qual vuoi far passare a’ greci morti,
     Io celerò, se non fia chi men porti.

66


Or fa’ omai quel che t’è più a grato,
     Ch’io non men curo: e tacque: ed intrattanto
     L’avie Teseo già tutto disarmato:
     E quasi tutto del sangue e del pianto
     Il vide il duca del viso cambiato,
     E già era freddato tutto quanto:
     Però conobbe l’anima dolente
     Esser partita del corpo spiacente.

67


Il quale e’ lasciò quivi, e risalio
     Sopra ’l destriere e fra’ suoi ritornossi;
     E tutto quanto ardendo nel disio
     D’aver vittoria, focoso ficcossi
     Tra gli nimici, e ’l primo che fedio
     Alli suoi piedi morto coricossi:
     E ’l simil fece a’ più degli altri fare;
     Per che nessun l’ardiva ad aspettare.