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66 | LA TESEIDE |
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La perfida nequizia del tiranno
Figliuol di Edippo contro a Polinice
Suo unico fratello, e ’l fiero inganno
Del regno, degli Argivi l’infelice
Esercito tirò a suo gran danno,
Che è maggiore assai che non si dice,
Davanti a Tebe, dove trista sorte
Ciascun alto baron tolto ha con morte.
30
E dove noi invano speravamo
Con quell’onor vedergli ritornare
Alle lor terre ch’aval te veggiamo
Nel tuo laureato trionfare;
Nell’abito dolente in che noi siamo
A seppellirgli ci convenne andare:
Ma l’aspra tirannia di quel ch’ha preso
Il regno dietro a lor, ciò n’ha difeso.
31
Il perfido Creonte, a cui più dura
L’odio che a’ morti non fece la vita,
A’ greci corpi niega sepoltura,
Crudeltà credo mai più non udita;
E di qua l’ombre alla palude oscura
Di Stigia ci ritiene; onde infinita
Doglia ci assal tra gli altri nostri mali,
Sentendoli mangiare agli animali.