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58 | LA TESEIDE |
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Èssi da te quell’animo gentile,
Che ancor simile ad Ercol promettea
Di farti, dipartito? Se’ tu vile
Tornato nella tua età primea?
E stando nella turba femminile,
La tua prodezza, la qual già sapea
Ciaschedun regno, è qui messa in oblio
D’Ippolita nel grembo e nel disio?
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A cui Teseo volendo dar risposta,
Ed iscusar la sua lunga dimora,
Subito agli occhi suoi si fu nascosta
La immagine di quel che parlav’ora:
Perchè dubbioso col passo si scosta
Dal loco ov’era, a sè mirando ancora
D’intorno, per vedere se el vedea
Colui che quivi parlato gli avea.
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Ma poichè la paura loco diede
All’animal virtù, si ruppe il velo
Dell’ignoranza, e con intera fede,
Che non lì Peritoo, ma che del cielo
Da qualche deità, la qual provvede
All’onor suo con caritevol zelo,
Era venuto cotal ragionare:
Onde pensò ad Atene ritornare.