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LIBRO DUODECIMO | 415 |
35
E tu, sacra Dïana e Citerea,
Delli cui cori il numero minore
Far mi convien, benchè io non volea,
E quindi appresso dell’altra maggiore
Siate presenti, e ciascun altra dea
Che ha ne’ matrimonii valore,
E testimonio eterno renderete
Di ciò ch’i’ ho nel cor, che conoscete.
36
E tu, o ombra pietosa d’Arcita,
Dovunque se’, perdona s’io t’offendo,
Nè odio por perciò alla mia vita,
Se la cosa, la qual tu già morendo
Dicesti che volevi, fia compita
Per me, del gran Teseo ancor seguendo
Anzi il piacer che ’l mio contentamento:
Che or foss’io in un’ora teco spento.
37
E voi, o alti regi, i qua’ presenti
Sete colà ov’io debbo seguire
Ora del mio signore i mandamenti,
Testimon siate: più per ubbidire,
Che per seguire i miei disii ferventi,
Fo quel ch’io fo, e disposto a servire
Te, o Teseo: comanda, ch’io son presto
Ad ogni cosa fare, ed anche a questo.