Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
LIBRO DUODECIMO | 407 |
11
E però far della necessitate
Virtù quando bisogna è sapïenza,
Ed il contrario è chiara vanitate,
E più in quel che n’ha esperïenza
Che in quel che mai non l’ha ancor provate.
E certo questa mia vera sentenza
Può luogo aver tra noi, i qua’ dolenti
Viviam di cose sempre contingenti:
12
Anzi più tosto necessarie in tutto:
Cioè d’alcuno la morte; il cui valore
Fu tanto e tale che grazioso frutto
Di fama si ha lasciato dietro al fiore:
Il che, se ben pensassimo, al postutto
Lasciar dovremmo il misero dolore,
Ed intendere a vita valorosa
Che ci acquistasse fama glorïosa.
13
Ver’è che il voler dentro servare
In cota’ punti la tristizia e ’l pianto
Appena par che si possa ben fare;
Onde conceder pur si dee alquanto:
Ma dopo quel si dee poscia ristare:
Chè il voler soprabbondare, in tanto
Può nuocere a chi ’l fa, ed è follia,
Nè saria però quel ch’uom disia.