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LIBRO DUODECIMO | 405 |
5
Quivi poichè ognun tacitamente
Si fu posto a seder, Teseo stette
Per lungo spazio senza dir nïente:
Ma già vedendo di tututti erette
L’orecchie pure a lui umilemente,
Dentro tenendo le lagrime strette
Ch’agli occhi per pietà volean venire,
Così parlando incominciò a dire:
6
Così come nessun che mai non visse
Non morì mai, così si può vedere
Che alcun non visse mai che non morisse:
E noi ch’ora viviam, quando piacere
Sarà di quel che ’l mondo circonscrisse,
Perciò morremo: adunque sostenere
Il piacer degl’iddii lieti dobbiamo,
Poi ch’ad essi resister non possiamo.
7
Le querce ch’han sì lungo nutrimento,
E tanta vita quanta noi vedemo,
Hanno pure alcun tempo finimento:
Le dure pietre ancor che noi calchemo,
Per accidenti varii, mancamento
Ancora avere aperto lo sapemo;
Ed i fiumi perenni esser seccati
Veggiamo, e altri nuovi esserne nati.