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LIBRO UNDECIMO | 393 |
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Ma poi nell’unta palestra Teseo
Per virtù propria meritò l’onore,
Perocchè al tempo suo me’ ch’altro il feo;
E ben lo seppe Elena: e per maggiore
Gloria gli fece lì recare Egeo
Un bello scudo e di molto valore,
Nel quale si vedea Marsia sonando,
Sè con Apollo nel sonar provando.
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Vedeasi appresso superar Pitone,
E quindi sotto l’ombre grazïose
Sopra Parnaso presso all’Elicone
Fonte seder con le nove amorose
Muse, e cantar maestrevol canzone:
Ed oltre a queste, v’eran molte cose
Tutte in onor di Febo, con molto oro,
Belle a vedere e care per lavoro.
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Poi al cesto giucando, assai più degno
Polluce si mostrò che avanzato
Aveva Ammeto, pien d’alto disdegno,
Da Febo male in ogni cosa atato:
Onde per la gran forza e per lo ingegno,
Il quale avea ne’ giuochi adoperato,
Li fe’ venire Egeo due nappi grandi
Per oro cari e per arte ammirandi.