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LIBRO UNDECIMO | 387 |
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Perchè al rogo fatta più vicina,
Con debol braccio le fiamme vi mise,
E per dolore indietro risupina
Tra le sue donne cadde: in quelle guise
Che fan talor, po’ tagliata la spina,
Le bianche rose per lo sol succise:
E semiviva fece dubitare
Di morte a chi poteala rimirare.
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Ma senza lungo indugio risentita
Si levò in piè, e le anella si tolse,
Le qua’ donate già la aveva Arcita,
E con suoi altri ornamenti gli accolse,
E ’n su la pira subita e smarrita
Le gittò presta, sì com’altri volse,
Dicendo: te’, non si conviene omai
Che io mi adorni, poi lasciata m’hai.
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E quinci rotti li tristi lamenti
Muta ricadde, ed il chiaro colore
Fuggì del viso, e’ begli occhi lucenti
Perder la luce, sì ne giro al cuore
Subitamente tutti i sentimenti
Per lui soccorrer, che già dal dolore
Soverchio con fierezza era assalito,
Là onde ogni valor gli era fuggito.