Pagina:Boccaccio - La Teseide di Giovanni Boccaccio nuovamente corretta sui testi a penna, 1831.djvu/398

380 LA TESEIDE


23


E gli orni pien di pece, nutrimenti
     D’ogni gran fiamma, e gl’ilici soprani,
     E ’l tasso, li cui sughi nocimenti
     Soglion donare, e i frassini ch’e’ vani
     Sangui ber soglion de’ combattimenti,
     Col cedro che per anni mai lontani
     Non sentì tarlo nè disgombrò sito
     Per sua vecchiezza dove fosse unito.

24


Tagliato fuvvi ancor l’audace abete,
     E ’l pin similemente, che odore
     Dà dalle tagliature com sapete,
     Ed il fragil corilo, e ’l bicolore
     Mirto, e con questi l’auno senza sete,
     Del mare amico, e d’ogni vincitore
     Premio la palma fu tagliata ancora,
     E l’olmo che di viti s’innamora.

25


Donde la Terra sconsolato pianto
     Ne diede, e quindi ciascun altro iddio
     De’ luoghi amati si partì intanto,
     Dolente certo, e contra suo disio;
     E l’arbitro dell’ombre Pan, che tanto
     Quel luogo amava, e ciascun Semidio
     E’ lor parenti: ancor piangea la selva,
     Che forse lì mai più non si rinselva.