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LIBRO UNDECIMO | 373 |
2
Quindi si volse in giù a rimirare
Le cose abbandonate, e vide il poco
Globo terreno, a cui d’intorno il mare
Girava e l’aere, e di sopra il foco,
Ed ogni cosa da nulla stimare
A rispetto del ciel ; ma poi al loco
Là dove aveva il suo corpo lasciato
Gli occhi fermò alquanto rivoltato.
3
E seco rise de’ pianti dolenti
Della turba lernea; la vanitate
Forte dannando delle umane genti,
Li qua’ da tenebrosa cechitate,
Mattamente oscurata nelle menti,
Seguon del mondo la falsa biltate,
Lasciando il cielo; e quindi se ne gío
Nel loco a cui Mercurio la sortio.
4
Alla voce d’Arcita dolorosa
Quanti v’eran gli orecchi alto levaro,
Aspettando che più alcuna cosa
Dovesse dir; ma poi che rimiraro
L’alma partita, con voce angosciosa
Pianse ciascuno e con dolore amaro,
Ma sopra tutti Emilia e Palemone,
La qual così rispose a tal sermone: