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366 | LA TESEIDE |
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Io non uccisi il sagrato serpente
Allato a Marte ne’ campi dircei,
Come fe’ Cadmo, della nostra gente
Avol primario; nè nelli baccei
Sagrificii tolsi fieramente
La vita al mio figliuol, come colei
Che dopo il danno riconobbe il fallo,
Nè potè poi con lagrime emendallo.
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Nè siccome Semele in ver Giunone
Mai operai, nè sì come Atamante
Contra la prole divenni fellone:
Nè il mio padre uccisi, nè amante
Della mia madre fui, la nazïone
Nel sen materno indietro ritornante
Siccome Edippo; nè i miei frati uccisi,
Nè mai regno occupai, nè mal commisi.
97
Nè di Creonte l’aspra crudeltate
Mi piacque mai, nè in altrui l’usai:
E s’arme furon già per me pigliate
Incontro a Palemon, male operai,
Ed io ben n’ho le pene meritate:
Ma certo i’ non le avrei prese giammai,
Se esso non m’avesse a ciò recato;
Perch’era siccom’io innamorato.