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LIBRO DECIMO | 351 |
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Arcita disse: e’ fie com’io t’ho detto:
Il che s’avvien, ti prego quant’io posso,
Che il mio disio in ciò mandi ad effetto,
E questo sia, ogni altro affar rimosso;
Così disio, così mi fie diletto,
Così d’ogni gravezza sarò scosso:
E quinci tacquero amendue piangendo,
E ch’ivi stava ancor pianger facendo.
51
A cotal pianto Ippolita piacente
Vi sopravvenne ed Emilia con lei;
E quando vidon sì pietosamente
Pianger gli achivi e gli duci dircei,
D’Arcita dubitarono, e dolente
Ciascuna domandò li re lernei,
Che era ciò che i Teban piangieno,
E tutti loro ancor pianger facieno.
52
E fu lor detto: ond’ognuna di loro
Più ad Arcita si fecero appresso,
E cominciaron, senza alcun dimoro,
A ragionar di più cose con esso,
Ed a dargli conforto con costoro
Insieme, che eran lì venuti adesso:
Ed egli alquanto prese d’allegrezza,
Poichè d’Emilia vide la bellezza.