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LIBRO DECIMO | 349 |
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E lei con quell’amor che tu solevi
Portarle più ch’ad altra creatura,
S’egli era vero ciò che mi dicevi,
Onora e guarda, e sì d’operar cura,
Che ’l tuo valore usato si rilevi
A ricrear la nostra fama oscura,
Per lo dolente seme ch’è già spento,
S’a rilevarlo non dai argomento.
45
Certo quest’è manifesta cagione
Che ciaschedun dell’operato affanno
Ricever deggia degno guiderdone:
Dunque sarà per merito del danno
Che hai già avuto, e desolazione,
Com’io so, ed ancor molti sanno,
Ricever lei, che credo più che ’l regno
Di Giove l’avrai cara, e senne degno.
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E s’ella forse, per la morte mia,
Pietosa desse alcuna la grimetta,
Sì la raccheta che contenta sia;
Perocchè la sua vista leggiadretta
Fatt’ha l’anima mia di lei sì pia,
Che ’l riso suo più me che lei diletta,
E così il pianto suo più me contrista,
Onde io mi cambio com’è la sua vista.