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346 LA TESEIDE


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Ben ci ha da render allo guiderdone
     Delle fatiche da lui ricevute,
     I’ dico al tuo amico Palemone,
     Del quale a me domandi la salute:
     Sol che tu sani, io ho opinione
     Di porvi in parte, per vostra virtute,
     Dove di voi tra voi ancor sarete
     Contenti sì, che lieti viverete.

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Arcita nulla a questo rispondea,
     Sì lo strigneva l’angoscia d’amore,
     Ed il suo stato assai ben conoscea,
     Posto che i conforti del signore
     Divoto udisse quanto più potea:
     E già l’ambascia s’appressava al core
     Della misera morte; onde si volse
     In altra parte, ed a Teseo si tolse.

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E poi ch’e’ fu alquanto dimorato
     Senza mostrare o dire alcuna cosa,
     Com’era in prima si fu rivoltato,
     E ’n voce rotta assai ed angosciosa
     Prega che Palemon li sia chiamato
     Anzi ch’e’ lasci esta vita noiosa:
     Il qual lì venne senza dimorare
     Con altri molti per lui visitare.