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LIBRO DECIMO | 345 |
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Tolgan gl’iddii, Arcita, amico caro,
Che Lachesis il fil poco tirato
Ancora tronchi, e cessi questo amaro
Dolor da me, se io l’ho meritato,
Che non si dia a tua vita riparo;
E già in ciò Alimeto ha pensato
Insiem con Ischion, e sì faranno,
Che vivo e sano a noi ti renderanno.
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Ma pur se degl’iddii fosse piacere
Di torti a me, che più che luce t’amo,
A forza ciò ne converrà volere,
Perocchè isforzargli non possiamo:
Ciò che m’hai detto puoi certo sapere,
Che poi ti piace, siccome te ’l bramo,
E senza fallo tutto e’ fie fornito
Se tu venissi a sì fatto partito.
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Ma tu come sì forte ti sgomenti?
Pensando che così notabil cosa,
Com’è Emilia, che farie contenti
Qualunque iddii, di tè tanto amorosa
Si fa vedere, e’ suoi occhi lucenti
Pur te disian con vista lagrimosa,
Ed essa è tua: deh prendi pur conforto,
Che ancor verrai a grazïoso porto.