Pagina:Boccaccio - La Teseide di Giovanni Boccaccio nuovamente corretta sui testi a penna, 1831.djvu/363


LIBRO DECIMO 345


32


Tolgan gl’iddii, Arcita, amico caro,
     Che Lachesis il fil poco tirato
     Ancora tronchi, e cessi questo amaro
     Dolor da me, se io l’ho meritato,
     Che non si dia a tua vita riparo;
     E già in ciò Alimeto ha pensato
     Insiem con Ischion, e sì faranno,
     Che vivo e sano a noi ti renderanno.

33


Ma pur se degl’iddii fosse piacere
     Di torti a me, che più che luce t’amo,
     A forza ciò ne converrà volere,
     Perocchè isforzargli non possiamo:
     Ciò che m’hai detto puoi certo sapere,
     Che poi ti piace, siccome te ’l bramo,
     E senza fallo tutto e’ fie fornito
     Se tu venissi a sì fatto partito.

34


Ma tu come sì forte ti sgomenti?
     Pensando che così notabil cosa,
     Com’è Emilia, che farie contenti
     Qualunque iddii, di tè tanto amorosa
     Si fa vedere, e’ suoi occhi lucenti
     Pur te disian con vista lagrimosa,
     Ed essa è tua: deh prendi pur conforto,
     Che ancor verrai a grazïoso porto.