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326 | LA TESEIDE |
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Gli altri che non curavan di riposo
Tornaro a corte con fronte cangiata,
E insieme si rivider con gioioso
Aspetto, come se fra loro stata
Non fosse il dì battaglia, e grazïoso
Sollazzo insieme ciascuna brigata
Faceva quivi, per amor d’Arcita,
Che si desse conforto e buona vita.
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Andonne adunque preso Palemone
Con tristo aspetto molto umilemente
Ad Emilia davanti, e ginocchione,
Con boce e con sembianza assai dolente,
Disse: madonna, i’ son vostro prigione,
E sono stato continovamente
Poich’io vi vidi; fate che vi piace
Di me, che mai non spero sentir pace.
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Poichè m’hanno gl’iddii tolta vittoria,
E voi insieme, in questo dì meschino,
Troppo mi fia la morte maggior gloria
Che per lo mondo più viver tapino:
Perch’io vi prego (se di voi memoria
Eterna di ben duri, e d’amor fino)
Dannate me senza indugio alla morte,
Ch’io la disio, vie più che vita, forte.