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320 | LA TESEIDE |
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E chi bene avvisava Palemone
Detto averia che el seco dicesse:
Ben vive ancora l’ira di Giunone
Ver me: e certo se Giove volesse
Operar, non porria ch’io di prigione
O di mortal periglio fuori stesse;
Ed io vi voglio stare ed avvilirmi:
Poichè le piace sì di perseguirmi.
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Molto era ancor mirato disdegnoso
Minos da chi ’l vedea, ed in dispetto
Parea la vita avesse, sì stizzoso
Andando si mostrava nell’aspetto:
E ’l tessalico Ammeto assai doglioso
Parie di Febo a lui stato suggetto,
Si rammarcasse perchè operato
Aveva bene, ed era mal mertato.
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Ida ed Evandro ed Alimedonte,
Ulisse, Diomede, e ciascheduno
Degli altri ancora con chinata fronte
Si vedean tutti, e con aspetto bruno,
Più che se al lito tristo d’Acheronte
Se ne vedesse per passare alcuno:
E vie più tristi gli facea il parlare
Che udieno a circostanti di sè fare.