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LIBRO OTTAVO | 291 |
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Egli avie seco li prigion chiamati,
E de’ lor casi con lor si dolea;
E come volle quivi disarmati
Seco ciascun reverente sedea,
Tenendo dell’affar diversi piati;
Chi questi, e chi quegli altri difendea,
Ma tututti dicean che alcun vantaggio
Non vi vedean, ma eran d’un paraggio.
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Ippolita con animo virile
La doppia turba attenta rimirava:
Nè già fra sè ne teneva alcun vile,
Anzi d’alta prodezza gli lodava;
E s’egli avesse il suo Teseo gentile
Voluto, arme portarvi disiava,
Tanto sentiva ancora di valore
Di quella donna il magnifico core.
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Emilia rimirava similmente,
E conosceva ben fra gli altri Arcita,
E Palemone ancora combattente;
Ed attonita quasi ed ismarrita
Fiso mirava quella marzial gente:
E quante volte vedea dar fedita
A nullo, o che e’ fosse in terra miso,
Tante color cangiava il chiaro viso.