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LIBRO OTTAVO 289


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Dopo il crudele e dispietato assalto,
     Orribile per suoni e per fedite,
     Lì fatto prima sopra il rosso smalto,
     Si dileguaron le polveri trite;
     Non tutte, ma tal parte, che da alto
     Ed ancora da basso eran sentite
     Parimente e vedute di costoro
     L’opere e ’l marzïale aspro lavoro.

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Il sangue quivi de’ corpi versato,
     E de’ cavalli ancor similemente,
     Aveva tutto quel campo innaffiato,
     Onde attutata s’era veramente
     E la polvere e ’l fummo: imbragacciato
     Di sangue era ciascun destrier corrente,
     O qualunque uomo vi fosse caduto,
     Benchè a caval poi fosse rivenuto.

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Ciascuno aveva i ferri sanguinosi,
     E ’l viso rotto e l’armi dispezzate:
     E’ più morbidi aspetti rugginosi
     Eran di vero, e le veste squarciate:
     E’ cavalli non eran orgogliosi
     Come solieno, e le schiere scemate
     Erano assai, e scemavano ognora;
     Tanto di cuore ognuno a ciò lavora.


bocc. la teseide 19