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280 LA TESEIDE


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El s’avvisava di Arcita pigliare
     Di dietro per le braccia molto stretto,
     E il cavallo ad un’ora speronare
     Per portarnel tra’ suoi; ma ciò effetto
     Non ebbe, chè Arcita, nel montare
     Di lui, l’un braccio alzò, e poi ristretto
     Coll’altra mano il freno, il buon destriere
     Rivolger fe’ in ver delle sue schiere.

60


Sì ch’Ida dietro per iscudo gli era,
     Il qual, lui forte abbracciato strignendo,
     Volea tirar colla sua forza fiera
     In terra del caval, ma non potendo,
     E lui veggendo già nella sua schiera,
     Per iscampo di sè volle scendendo
     Fuggir di lì, e fra’ suoi ritornare:
     Ma non potè com’egli avvisò fare.

61


Perocchè l’un delli suoi sproni prese
     Del destrier la coverta ventilante;
     Sicchè col piè impacciato, quando scese,
     Rimase, e gire non potè avante,
     Ma in terra cadendo e’ si distese;
     Onde addosso gli furon tutte quante
     Le genti allor d’Arcita per pigliarlo,
     Ma i suoi si fero avanti per atarlo.