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278 LA TESEIDE


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E ’n poca d’ora tanto fatto avea,
     Che quasi in volta parte n’avea messi;
     Di che Arcita molto si dolea,
     E quasi che sconfitto allor vedessi:
     Ma nol sofferse, anzi ver là correa,
     Aspreggiando il caval con sproni spessi;
     E fier si mise ad Ammeto davanti,
     Che giva i suoi cacciando tutti quanti.

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Quivi si cominciò l’aspra battaglia,
     E’ ferri eran mezzan della tencione,
     Ammeto colli suoi buon di Tessaglia
     Facevan franca e buona difensione:
     Nè mica dimostravan ch’a lor caglia
     Di rivedere o paese o magione,
     Anzi mostravan lor le morti care
     Pria che volessero indietro tornare.

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Nè già Arcita dagli suoi Dircei
     Era peggio d’Ammeto seguitato;
     Onde di parte in parte fra’ Lernei
     Era di molto male adoperato:
     Quegli ’l sapieno, che gridando, omei,
     Cadevan sanguinosi d’ogni lato;
     E lungo ed aspro fra loro il ferire
     Fu più assai ch’io nol potre’ dire.