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254 | LA TESEIDE |
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In cotai preghi tacito si stava
Arcita, e gli occhi non partia da quella;
E Palemon, ch’ancora la mirava,
Quasi con questa medesma favella
Tacito sotto l’elmo ragionava,
Quasi dea fosse quella damigella:
E così stando fuor di sè ciascuno,
Del suon della battaglia sonò l’uno.
129
E quale è que’ che dal sonno disciolto
Si leva su di subito stordito,
E ’n qua e ’n là va rivolgendo il volto
Per conoscer che è quel ch’egli ha sentito:
Così ciascun di loro in sè raccolto
Del pensier fuori si fu risentito,
E del combatter ritornò il furore,
Per lo già conosciuto trombadore.
130
Levossi allor Teseo, e con la mano
Silenzio pose al molto mormorare
Che nel teatro i popoli faciano;
E senza troppo lungo dimorare,
Del loco dove stava scese al piano,
Largo alla genti facendosi fare:
E qui alquanto stette fermo in piede
Seco pensando, giudica e provvede.