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246 LA TESEIDE


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E ciascheduno sotto una bandiera,
     D’un segnal qual gli piacque, con sue genti
     Si ragunò, e con faccia sincera
     Gir per la terra visti e apparenti:
     E già del cielo al terzo salit’era
     Febo co’ suoi cavai fieri e correnti,
     Quando per loro al teatro fu giunto
     Quasi che ad uno medesimo punto.

105


E benchè non avesson ancor vista
     Di sè alcuna, in quel loco pensando
     Perchè venieno, e ciò che vi s’acquista,
     E l’un dell’altro le trombe sonando
     Udendo, e il grido della gente mista
     Che or l’uno or l’altro gía favoreggiando,
     Quasi dubbiando, dentro al cor sentiro
     Subitamente men caldo disiro.

106


E ciaschedun per sè divenne tale,
     Qual ne’ getuli boschi il cacciatore
     A’ rotti balzi accostatosi, il quale
     Il leon mosso per lungo romore
     Aspetta, e ferma in sè l’animo eguale;
     E nella faccia gela per tremore,
     Premendo i teli per forza tremanti,
     E li suoi passi treman tutti quanti: