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224 LA TESEIDE


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E tal ricetto edificato avea
     Mulcibero sottil colla sua arte,
     Prima che ’l Sol gli avesse Citerea
     Mostrata co’ suoi raggi esser con Marte:
     Il quale di lontan ciò che volea
     Colei sentì, e seppe di che parte
     Ella veniva a lui sollecitare:
     Perch’ella prese e intese il suo affare.

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Udita quella adunque di lontano,
     Da Arcita mandata umilemente,
     Senza più star sen gì a mano a mano
     Là dov’era chiamato occultamente:
     Nè prima i templi il loro Iddio sovrano
     Sentiron, che tremaron di presente:
     E rugghiar tutte ad un’ora le porte,
     Di che Arcita in sè temette forte.

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Li fuochi dieron lume vie più chiaro,
     E diè la terra mirabile odore,
     E’ fumiferi incensi si tiraro
     Alla imagine, lì posta ad onore
     Di Marte, le cui armi risonaro
     Tutte in sè mosse con dolce romore:
     I segni dierono al mirante Arcita
     Che la sua orazion era esaudita.