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LIBRO SESTO | 209 |
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E ben fu giudicato che ’l suo amore
Fosse troppo più caro da comprare,
Che pria non fu di Tebe esser signore,
O di quantunque cigne il verde mare;
E che bene investito era il valore
Di tanti prodi, quanti ragunare
Avie fatti fortuna, a dar sentenza
Ultima con loro armi a tale intenza.
69
Se gli alti regi furono onorati
Da Palemone e dal gentile Arcita
Non cal ch’io narri, chè uomini nati
Non si crede che mai in questa vita
Fossono con servigi lieti e grati
Veduti come questi, a’ qua’ fornita
Era ogni voglia, sol che essi dire
Volesson ciò che non potien sentire.
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Alti conviti e doni a’ regi degni
S’usavan quivi, e sol d’amor parlare,
E’ vizii si biasmavano e gli sdegni:
Giovenil giuochi, e sovente armeggiare
Il più del tempo occupavan gl’ingegni,
O ’n giardini con donne festeggiare
Lieti v’erano i grandi ed i minori,
E adagiati da fini amadori.
bocc. la teseide | 14 |