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LIBRO SESTO 207


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E Leandro era già stato raccolto
     Dalla sua Ero, nel lito di Sesto,
     Sospinto dal delfin, con tristo volto,
     E di lagrime pieno amare e mesto,
     E da lei pianto con sospiri molto;
     Il non esservi adunque fu per questo:
     Nè i suoi vi gir, perchè perduto avieno
     Il lor signor, cui seguitar dovieno.

63


Sarebbevi Erisiton Triopeo
     Similemente a combatter venuto,
     Ma per la debolezza non poteo,
     Già magro e senza forza divenuto,
     Per l’albero, lo quale e’ tagliar feo,
     Che era stato a Cerer conceduto:
     Rimase adunque, e non vi potè gire,
     Ma gli convenne di fame morire.

64


Fur altri assai e popoli e contrade,
     Tanti che ben non gli saprei contare,
     Sì gli nasconde in sè la lunga etade:
     Nè gli vi fece bisogno menare,
     Ma de’ signori ’l voler nobiltade
     Ciascun colle sue genti dimostrare;
     E vaghi d’acquistar fama ed onore
     Ciascun, secondo fosse il suo valore.