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206 | LA TESEIDE |
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Quivi i Dircei per tema di Teseo
Fuggiti già, le spilonche lasciate,
Chi venne a Palemone, e chi a Penteo;
Tra qua’ le genti fur che son bagnate
Dalle spumanti ripe d’Ismeneo:
E quelle ch’a Citeron soggiogate
Sono, e a’ monti Ogigii tutti quanti,
O vicini o d’Elicona abitanti.
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E quelli, i quali Asopo troppo altero
Contro agl’iddii per Egina furata
Veggono spesso torbido ’n sentiero,
Vi furon tutti, gente ben armata,
E ’l popol d’Antedone tutto intero
Con altri molti di quella contrata;
Contenti assai de’ signor riavuti,
Li qua’ credean del tutto aver perduti.
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Avrebbe quivi Cefiso mandato
Narciso, se non fosse ch’egli in fiore
Già ne’ campi tespiani mutato
Era, per troppo a sè avere amore:
Spesso dal padre fu ’l lito bagnato,
Siccom’io credo, per troppo dolore
D’aver perduto in la sua fanciullezza
Il caro figlio per troppa bellezza.