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LIBRO SESTO | 205 |
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Questi fra’ suoi Feresi cavalcando,
Di verde quercia inghirlandato giva,
Il quale dal castalio somigliando
Gregge, fremendo aizzato fremiva,
Or qua or là co’ piedi il suol pestando,
Ferendo chi appresso gli veniva:
Ed Irin gli menava avanti addestro
Tutto coverto uno scudier sinestro.
57
E così cogli amici se ne venne
Fino in Atene in atto baldanzoso:
Quivi al palagio di Teseo si tenne
Il caval fiero e di andare animoso:
Là dove fu, siccome si convenne,
Ben ricevuto assai dal valoroso
Teseo, il qual l’aveva per amico,
Non or di nuovo, ma già per antico.
58
Di Beozia vi venne molta gente,
Quali ad Arcita, e quali a Palemone,
Perocchè lì ciascuno era possente,
E ne’ popoli avea giurisdizione;
Onde ciascuno in tal punto fervente
A far servigio di sua suggezione
Venne ad Atene senza dimorare,
Armati bene e belli a riguardare.