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192 | LA TESEIDE |
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I biondi crini e ’l collo e’ biancheggianti
Omeri ricoprian cadendo stesi;
La sella e ’l freno d’oro eran micanti,
E similmente tutti gli altri arnesi:
E’ suoi gli gien d’intorno tutti quanti
D’alta prodezza e sommo ardire accesi;
E ’n mano avea, qual a lui si convenne,
Una termodontiaca bipenne.
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Così gli piacque nella terra entrare,
Alla vista del qual ciaschedun trasse;
Nè di mirarlo si potien saziare,
Nè vi fu alcuno il dì che nol lodasse:
Oh quante donne allor fe’ sospirare,
Ed è credibil che ne innamorasse,
Se gentilezza e biltate han potere
Di fare a donna gentiluom piacere.
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Cefal d’Eolo figliuol seguì costui,
Seguillo Folco, e seguil Telamone,
Argeo ed Epidaurio gì con lui,
Flegias di Pisa, di Sicionia Alcone;
Ed altri molti nobili, di cui
La spenta fama oggi non fa menzione,
Vi furo, i quai si de’ creder che onore
V’acquistar molto per lo lor valore.