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LIBRO QUINTO | 179 |
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Allora que’ rispose prestamente:
Io sono il vostro Penteo che vi parlo,
Il qual con questo cavalier valente,
Per troppo amor volendo soperchiarlo,
Battaglia fo, ed e’ me similmente
Vuol soperchiar, perch’io accompagnarlo
Voglio ad amare; e chi e’ sia colui,
E’ vel dirà, che sallo me’ che altrui.
87
A Palemon pareva male stare,
Ma non pertanto e’ cacciò la paura,
E disse: sire, io non posso celare
Chi io mi sia, ed ancor m’assicura
Vostra virtù, che non vorrete usare
La vostra forza contro alla mia pura
Mente, che per amor fuor di prigione
Uscii, e sono il vostro Palemone.
88
Teseo udendo nominar costoro,
Prima sdegnò, poi ringraziolli assai
Che s’eran nominati, e disse loro:
Deh non vi spiaccia, ditemi ora mai
Come Cupido collo stral dell’oro
Amendun vi ferì di pari guai,
Conciò sia cosa che l’un vien da Egina,
L’altro fu preso a Tebe la meschina.