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LIBRO QUINTO | 159 |
26
Le guardie allora incontro gli si fanno
E del prigion domandan come stava;
Ed e’ con fermo viso, dell’inganno
Che Panfil fatto aveva ben s’addava,
E’ disse: certo egli ha assai affanno,
Ma al presente alquanto si posava:
Però il lasciate questa notte stare,
Domattina il verrò a ricercare.
27
Lasciato adunque il suo buon servidore
Palemon in prigion, col suo maestro
Andossene all’ostiere, e di buon cuore,
Dimenticato già ’l tempo sinestro,
Dormì alquanto, e già vegnenti l’ore
Vicino al giorno su si levò destro:
Fessi dar arme e buon cavallo ancora,
Cominciossi ad armar senza dimora.
28
Alimeto sapeva il convenente,
Siccome Palemon gli avea contato;
Perch’egli ’l lasciò fare, e prestamente
Ben l’aiutò, perocchè n’era usato,
E quegli uscì d’Atene di presente,
Ed in verso il boschetto s’è avviato
Là dove Arcita allora si dormia,
Sicuro sì come faceva in pria.