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LIBRO QUARTO | 147 |
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E cominciai di nuovo a sospirare
Per tal cagione, ed a sostener pene,
Nè mi pareva assai avere a fare
Di sostener di Teseo le catene;
Delle qua’ Peritoo mi fe’ cacciare,
Onde convenne partirmi d’Atene,
Credendo aver mio affare migliorato,
E di gran lunga il trovai peggiorato.
84
Ch’io mi ritrovai pover pellegrino
Del regno mio cacciato, e per amore
Gir sospirando a guisa di tapino;
E là dove altra volta fui signore,
Servo divenni, per lo gran dichino
Della fortuna; e non potendo il core
Più sofferir, da Peleo fe’ partita,
Penteo essendo tornato d’Arcita.
85
E sì d’Emilia strinse la bellezza,
Che di Teseo cacciai via la paura;
E qui mi misi per la mia mattezza
A ritornare con mente sicura,
Essendo suo nimico, alla sua altezza
Divenni servidor con somma cura;
Sì ch’io Emilia vedessi sovente,
Colei ch’è donna mia veracemente.