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LIBRO QUARTO | 143 |
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Io viverò tutto tempo gioioso,
Nè biasmerò giammai tua signoria:
Io ti farò sagrificio pietoso,
Signor mio caro, della vita mia,
E sempre il tuo onore in grazioso
Verso da me lieto cantato fia:
Adunque fallo, se di me ti cale,
Ch’io mi consumo per soverchio male.
72
Questo ripete spesso, con sospiri
Chiamando Emilia, e nel dir sì contenta;
E quasi in mezzo delli suol martiri
Istanco tutto quivi si addormenta;
E mentre il ciel co’ suoi eterni giri
L’aere tien di vera luce spenta,
Si stava, e sempre si svegliava allora
Che da Titon partita vien l’Aurora.
73
Allor sentendo cantar Filomena,
Che si fa lieta del morto Tereo,
Si drizza, e ’l polo con vista serena
Mirato un pezzo lauda Penteo
La man di Giove d’ogni grazia piena,
Che lavoro sì grande e bello feo:
Poi ad Emilia il suo pensier voltava,
Vedendo Citerea che si levava,